La solitudine dei numeri primi

Come Mattia e Alice, protagonisti del romanzo di Giordano Paolo “La solitudine dei numeri primi”, l’Assessore al marketing Lebbioli e il Presidente del consiglio comunale Mattucci sono incapaci, dal punto di vista politico, di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Incapacità politica manifestatasi nel momento in cui non ammettono critica e libertà di espressione che in questi anni è stata raccontata sull’Anfiteatro prima con un servizio di Sky TG 24, poi sulle colonne del Mattino, del Sole 24 Ore con alcune dichiarazioni della sovrintendente ed in ultimo con l’inchiesta della testata “Il Giornale” che certifica il fallimento di Lebbioli proprio sotto il profilo della sua delega al marketing, funzione per la quale egli percepisce l’indennità a carico delle tasche dei cittadini. Come sempre vengono contestati i numeri perché da come si legge “la grande maggioranza è costituita da visite d’istruzione delle scuole limitrofe o da cittadini della zona. Vengono soltanto scuole, i turisti da fuori sono pochi, gli stranieri si contano sulle dita di una mano. Non si riesce nemmeno a dirottare quelli che vengono a visitare la vicina Reggia di Caserta. Peccato che all’estero su una insignificante parete di epoca romana si riescano ad attuare strategie di marketing capaci di attrarre più turisti di un qualsiasi nostro tempio in provincia. In fondo è come adoperarsi per acquistare una confezione attraente in cui riporre un pregiato gioiello regalato. Sarà banale, ma di questo si parla, di brand. E l’antica Capua il suo marchio ce l’ha già ed è già famoso in tutto il mondo: si chiama Spartaco”. In democrazia si possono avere opinioni divergenti ma leggere che i servizi giornalistici e articoli siano stati scritti da qualche “articolista che probabilmente poco conosce la realtà locale” denota un atteggiamento poco incline alla critica. Atteggiamenti anti-democratici e certamente non da personaggi che si definiscono “Rinnovatori” quando Lebbioli, seccato, fa riferimento a cariche più o meno importanti perché ricordiamo che la politica, cioè occuparsi della cosa pubblica, può essere fatta da chiunque, libero pensatore, vuole esprimere le proprie idee e non certamente da schemi o poltrone di potere legate solo a logiche del passato oppure a migliaia di euro percepiti nel presente. Forse Lebbioli e Mattucci quando leggono critiche  alle loro posizione di potere ricordano immagini del passato come le grandi folle oceaniche in piazza Venezia a Roma sparite all’indomani della caduta dello scettro del comando